"Le armi sono strumenti di cattivo auspicio forgiate
da un qualunque ignorante.
Se ricorrere ad esse
diventa quasi inevitabile, l'uomo saggio cerca
di agire con misura.
Il dolore più grande è trasformarsi in veterani della morte e
assistenti delle atrocità dell'uomo."
Se prendiamo in mano un'arma, sia essa un coltello o una pistola, ne percepiamo intensamente la natura. E lei è lì a pregarci di essere usata. Uno strumento spaventoso, il cui unico scopo è la morte e la cui forza non dipende solo dal materiale di cui è fatto, ma anche, o forse principalmente, dalle intenzioni di chi lo ha costruito. E' triste dover ricorrere alle armi, ma a volte si tratta di una questione di sopravvivenza. Per l'uomo saggio, le armi sono l'ultima spiaggia: egli non si compiacerà mai di saperle usare, nè esalterà la guerra... Quando la morte, il dolore e la distruzione colpiscono ciò che abbiamo di più sacro, il prezzo da pagare dentro di noi è altissimo. Ma la cosa che maggiormente ci addolora è assistere alla sofferenza degli altri. Il rimorso provocato dalla visione delle atrocità che l'uomo commette e dalla nostra impotenza ad aiutare le vittime non ci abbandona più. Se andiamo personalmente in guerra, siamo noi stessi ad oltrepassare il limite: nella furia del combattimento, per sopravvivere, sacrifichiamo i nostri ideali, e questo ci cambia per sempre. Ecco perchè nessuno ci tiene a trasformare se stesso in un veterano della morte. Riflettiamo bene, prima di andare incontro a un cambiamento irreversibile: ad essere in gioco non è solo la nostra vita, ma la nostra stessa umanità...
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