venerdì 18 novembre 2011

IL PICCOLO TONY "Lo scugnizzo della Kalsa" . Davide Trapanese.



ispirato a una storia vera...


Da quel giorno, sono passati già parecchi anni.
 Prima di allora viveva ancora quì ed eravamo tra noi. 
Non sono rare le volte che mi capita di pensare a lui e, tutte le volte che accade mi sembra di ricordarlo, come se in realtà il tempo non fosse mai veramente passato. Il ricordo che ho di lui è di un bambino buono, anche se, come vale  per quasi tutte le persone speciali, spesso era un tantino ribelle. Ma una sera, che sembrava per alcuni come tante altre; decise di andar via per non ritornare più. "Dimmi un pò, dove sei adesso?" Una mia domanda questa, che credo di avergli posto un infinità di volte, soprattutto la notte prima di chiudere gli occhi  per voler dormire, sperando, magari, di poterlo anche sognare; no, non è mai successo!
Mi chiedo, e mi capita spesso, se anche lì, ovunque lui possa essere, sia stato ugualmente capace di farsi amare. In grado di farsi voler bene, esattamente come quì tra noi è successo. Quì, proprio tra i vicoli della sua città che lui tanto adorava.  Camminava tanto ed era dappertutto. Aveva ancora solo otto anni, ma già allora il potere di conquistarsi il mondo; il suo di mondo, la gente e quasi sicuramente, anche quelle ombre che durante tutto il giorno gli passeggiavano accanto. Mi ricordo pure, tutte le volte in cui marinava la scuola e nel frattempo la madre, a casa, riceveva chiamate e lamentele e per questa ragione si preoccupava, anche se non più di tanto... e credo, era anche questo ciò che lui desiderava; che si preoccupasse un pò di più, lei e tutti quanti gli altri... Il suo intento era  far capire al mondo che c'era, e ve lo assicuro io; Lui, c'era pienamente!!!


Girava tutta Palermo con una maestria che credo, anzi sono sicuro, neanche gli adulti riusciranno mai  a possedere; conosceva piazze, vicoli, viali, rioni... Scendeva da un bus e saliva su un altro... si trovava a Mondello e poi dopo a Monreale e magari, passate un paio d'ore, c'era già chi lo vedeva seduto, alla Vuccìria, all'ombra di un gazebo approssimato a mò di paninoteca, intento a gustarsi il suo panino preferito: " U pani ca meusa". Quel succulento panino che non avrebbe mai mangiato se non proprio alla Vuccìria.
Tony era un grande, e ciò che state leggendo e leggerete, non sono e non sarò io a scriverlo, ma il mio cuore. E' vero sì, Tony era soltanto un bambino, ma in certi momenti era in grado di esprimere con gesti, parole e azioni, qualcosa di magicamente eccezionale. Ho l'impressione di averla ancora di fronte quella faccia da schiaffi da bimbo timido, ma parimenti furbetto... andava in giro raccontando a tutti di essere un povero orfano, soltanto per lo scopo di rimediare qualche moneta... e come faceva non lo so; per acquisire maggiore credito, spesso fingeva qualche lacrima, lamentando una fame che realmente non c'era... o forse sì, era fame di attenzioni, di carezze e comprensione, che con questo suo triste gioco apparentemente malizioso, voleva provare a colmare quelle lacune che, con tono silente e nascosto, lentamente lo stavano già uccidendo.
La cosa più buffa, ( che ancora oggi con amara malinconia mi fa sorridere) è che i soldi raccimolati, a volte anche troppi per la sua età, venivano subito sperperati per giocare a flipper e ai video games, in quella sala biliardi dove ormai tutti sapevano tutto di lui, pur non non sapendo affatto nulla.
Il giorno in cui nostra nonna venne a sapere dei suoi strani traffici e dei suoi piccoli espedienti, tempestivamente ne informo il padre. Il giorno dopo fu indetta una riunione familiare; necessaria, indispensabile la sua presenza. Non era suonata ancora la campana di mezzogiorno che già era lì insieme ai suoi genitori, a casa di Nonna Anna con il suo solito pianto senza lacrime, tale e quale a Pinocchio che voleva mentire su tutto. Qualcuno poi però suonò alla porta e la nonna andò ad aprire. Vederla in compagnia di Gianni, colui il quale Tony conosceva, ma ancora non sapeva che da anni era un intimo amico di famiglia, gli fece sbiancare il volto come neve sull'asfalto; perse così il controllo e la sua singolare capacità di gestire la "parola".
Ecco come a Nonna Anna gli furono rivelati i fatti: dall'amico Gianni.


A causa di questa situazione e nel ritmo frenetico di quei giorni, decisero di inserirlo in un collegio. Credo che forse, fu proprio in quel preciso istante che, senza rendersene affatto conto, gli avevano letteralmente spezzato già le ali. E'vero tutti lo amavano, (e sono pronto a ripeterlo) ma questo enigmatico sentimento da noi umani definito " Amore", Tony se lo sapeva conquistare coinvolgendo il prossimo con quel modo misterioso, a noi ormai noto ma che solo lui sapeva come; da cui nessuno poteva e riusciva a sfuggire. La sua semplicità bizzarra, il suo saper essere unico e a tratti diverso, diverso da chi, il più delle volte capiva, ma preferiva non comprendere. Nascere dove era nato non era stata certamente colpa sua; in una buona famiglia sì, di sicuro affettuosa ma di fatto però tanto incosciente e superficiale. Considero soltanto adesso che come lui era sofferente e disturbata, ma allora non potevo certamente capirlo.
Sua madre poverina, con i suoi patimenti e, succube di quella malattia che Tony ben conosceva e di cui purtroppo n'era affetto. Suo padre poi, (grande e grosso com'era ) rassegnato ormai ad una vita da mediocre, viveva e vive ancora di espedienti per sbarcare il lunario, anche grazie all'unico Tesoro rimasto di cui n'è l'indiscusso Padrone: la sua moto ape. Per tutto l'intero giorno è in giro per Palermo a raccattare ferro, alluminio, carta e cartone da riciclo, per poi tornare a casa sua, a tarda sera, con un paio di sacchi pieni di spesa che lo fanno sentire felice e appagato. Una felicità questa che, mi permetterete di giudicare schifosamente semplice.


All'epoca anche Tony viveva in quel contesto, in casa, insieme a loro, condividendone la drammatica atmosfera di indiscutibile disagio e sconvolgente miseria che, insieme a quella pratica si aggiungeva a quella morale. Poi purtroppo, o fortunatamente, almeno per chi si impegnò per far sì che ciò avvenisse -  giunse il tempo del collegio nel quale i suoi decisero di inserirlo; era profonda la loro convinzione che quel posto lo avrebbe modificato, anzi addirittura migliorato.

Però il collegio, gli educatori, i limiti, le regole erano per lui muri e cancelli da dover scavalcare... Scavalcare e scappare per provare a tornare verso quella preziosa città, dove tutti credevano di conoscerlo ma dove, in realtà, nessuno sapeva veramente chi era.
Poi quella sera, quella terribile sera nella camerata dell'istituto dove i ragazzi la notte andavano a dormire. Successe poco dopo che, tutti quanti avevano finito di farsi la doccia. Quella sera Tony non voleva giocare e, non stava neanche prendendo in giro nessuno, usando come mezzo la sua perfida malattia... ma i suoi compagni di stanza non lo compresero subito e non volevano crederci. Troppe volte lo aveva fatto; farsi trovare a terra quasi agonizzante a pochi passi del suo letto per poi piantare un urlo verso tutti. "Tony finiscila!" urlavano gli amici, ma dopo pochi minuti però l'evidenza li condusse alla verità e, cercando aiuto correndo dalla direttrice, provarono a salvarlo. A sirene spiegate correva l'ambulanza verso l'ospedale , ma ormai Tony aveva scelto di smetterla, ma questa volta per sempre. " Lo scugnizzo della Kalsa" lo avevano rinominato. Lo ricordo ancora quell'articolo sul giornale: " E' morto lo scugnizzo di piazza Kalsa a Palermo... a causa di un soffocamento provocato da una fatale crisi epilettica... patologia di cui il ragazzino appena dodicenne, era affetto dalla nascita " Un corteo stracolmo di persone da fare invidia a principi e gente di potere. In tutto il quartiere che da sempre lo aveva conosciuto, mandavano giù dai balconi, con umili gesti, petali di fiori bianchi, saluti, applausi, lacrime strozzate e un dolce silenzio che lo sentì andar via per l'ultima volta.
Io non c'ero quel giorno, mi è stato solo tristemente raccontato.
Ho preferito ricordarlo monello e, sempre pronto a combinarne una delle sue. Purtroppo è voluto andar via un pò troppo in fretta, forse per quella sua smania di volare ed essere libero, senza padri nè padroni, solo un DIO che, adesso sono sicuro, ha avuto modo di conoscere.




      

1 commento:

Dody Panorma ha detto...

Davide Trapanese: - Questo testo è stato scritto da me parecchi anni fa. Da sempre questa storia ha avuto per me un significato molto profondo, forse perche' attraverso questa esperienza vissuta all'interno di quel contesto di cose di cui nel testo parlo, ha lasciato in me un segno indelebile. Credo che se ne potrebbe trarre anche, per chi volesse chiaramente, un grande insegnamento. quasi filosofico. Il testo inizia con:"Sono qui a casa mia.A dire il vero mi sono un po' scocciato di rimanerci troppe ore al giorno tutti i giorni...Questa condizione mi sta veramente prosciugando le energie...ecc.."
Il mio intento era proprio quello di far comprendere all'eventuale lettore che chi scrive non è affatto uno scrittore di fama e prestigio, ma un'uomo qualunque che ha voglia di raccontare qualcosa. Infatti l'autore ( IN QUESTO CASO SONO IO )inizialmente sembra voler parlare di se', dopo un po' si rende conto che non è di lui che intendeva raccontare. E'vero anche che poi cio'che scrivera', è qualcosa di profondamente interiore che in realtà gli appartiene ugualmente. L'altra chiave di lettura potrebbe anche essere che spesso ci lamentiamo della nostra esistenza per svariati motivi, dimenticandoci che in fondo la nostra esistenza è importante anche perchè abbiamo da risolvere qualcosa sempre. Perche' soltanto affrontando le nostre difficolta' possiamo affermare di essere veramente vivi... Parlo di qualcuno, si scopre poi essere un bambino, una creatura di Dio misteriosamente particolare.... LASCIO A VOI LO SPAZIO DI TROVARE ALTRI SIGNIFICATI, E INSIEME POI POTREMMO CONFRONTARLI E DISCUTERNE... Ciao da Davide.