Tutti o quasi, credono di sapere chi siamo. Chiunque sa qual'è il nostro nome anagrafico, pensa e dice di conoscerci. Quelli che sanno dove e quando siamo nati, affermano, dicendo di conoscerci. Alcuni, che per caso hanno avuto il modo di incontrarci e parlare con noi soltanto un paio di volte, ritengono addirittura di sapere cosa e come pensiamo.
I nostri genitori, i nostri fratelli, i nostri amici e i nostri colleghi di lavoro, i nostri figli credono e dicono deliberatamente di conoscerci. In realtà, tutti o quasi; di noi non sanno praticamente nulla. Già noi, non possiamo permetterci di dire che sappiamo ogni cosa di noi, perchè sarebbe falso. Come possono invece gli altri, convincersi di sapere del nostro più intimo essere? Perchè soltanto quello significa conoscere! Sapere dell'altro la parte più vera. Non la sovrastruttura, la maschera sociale.
Se tu sei un uomo e porti gli orecchini, non è scontato che io debba ritenerti uno sbandato o un omosessuale. Se tu sei una donna ma porti i capelli rasati, non sta scritto da nessuna parte che, io debba giudicarti come una Skinhead o una lesbica. Ciò che vedo e penso dell'altro non sempre o, quasi mai corrisponde a verità. E'soltanto un'idea che mi son fatto di lui, una percezione soggettiva. L'altro di fronte a me, è un universo che io non conosco e, non posso assolutamente definirlo, soltanto perchè ne intravedo il suo colore o rilevo approssimativamente il suo movimento.
E' vero anche però, che già noi stessi non siamo in grado di vivere veramente e, diamo più importanza al parere che gli altri hanno su di noi che, alla nostra vera essenza. Quindi, rimane sempre vera l'affermazione che nessuno può dire veramente di conoscerci ma, anche noi dobbiamo impegnarci, parallelamente di DECIDERE DI ESSERE.
Davide Trapanese

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